L’intervento con fibre di carbonio risulta essere non solo strutturalmente efficace, duraturo e poco invasivo, ma soprattutto reversibile. I materiali compositi fibro-rinforzati, infatti, possono essere rimossi mediante trattamento termico, ossia mediante ciclo di riscaldamento e raffreddamento volto a far disgregare le strutture cristalline delle resine epossidiche.
Ferma restando, quindi, la compatibilità con le esigenze di tutela e conservazione del bene, la soluzione con l’impiego di materiale fibro-rinforzato in carbonio è da ritenersi la più adeguata per le finalità strutturali, anche per gli edifici in muratura.
Gli interventi in CFRP sono mirati ad assicurare alla costruzione un soddisfacente comportamento d’insieme, per contrastare i meccanismi di collasso legati ai cinematismi dei pannelli murari (dovuti sia alle azioni fuori piano, sia alle azioni nel piano del pannello). Questo, infatti, è il prerequisito essenziale per l’applicazione dei metodi di analisi sismica globale dell’edificio, che si basano sul comportamento delle pareti murarie nel proprio piano, presupponendone la stabilità nei riguardi di azioni sismiche anche fuori dal piano.
In estrema sintesi, l’intervento con tessuti in fibre di carbonio consente allo stesso tempo:
- di ridurre le carenze dei collegamenti
- di ridurre la deformabilità della struttura
- di incrementare la resistenza degli elementi murari
In termini strutturali, l’intervento in fibre di carbonio è di gran lunga superiore rispetto all’impiego di tiranti metallici. Con tale soluzione, infatti, essendo l’ancoraggio alle murature garantito mediante capochiave, la forza viene applicata solo agli estremi (che tendono ad allungarsi), e non – come avviene per i CFRP – ai singoli conci (sezioni), in funzione delle singole deformazioni.
L’intervento con fibre di carbonio è da preferire anche a quello delle perforazioni armate. Soluzione, quest’ultima, da limitarsi ai sensi della Direttiva P.C.M. del 9.2.2011 esclusivamente, “ai casi in cui non siano percorribili altre soluzioni”, a causa della notevole invasività, della dubbia durabilità e dell’accertata irreversibilità.
Per gli stessi motivi sono da escludere tutte le soluzioni in calcestruzzo armato che, oltre alle questioni non trascurabili legate alla compatibilità dei materiali, appesantiscono e irrigidiscono la costruzione con conseguenze dannose dal punto di vista strutturale (scorrimenti e disgregamenti della muratura).